St Carlo Borromeo with his arms crossed over his chest Oil on canvas cm. 58x52.
Questo notevole esempio della produzione matura di Carlo Saraceni, ben noto agli studi e sempre confermato come autografo da quando fu reso noto da Pierluigi Carofano nel 2008, rappresenta una significativa testimonianza sia della produzione devozionale di destinazione privata dell'artista, sia del culto per San Carlo Borromeo che si diffonde trasversalmente in tutta Italia a partire dal principio del XVII secolo. Nel dipinto si rinvengono i tratti più idiomatici del caravaggismo sui generis di Saraceni, qui nella sua declinazione "in chiaro", che collocano l'opera in serie con le varie versioni della Maddalena penitente (Vicenza, Museo Civico, Venezia, Gallerie dell'Accademia e Roma, coll. Lemme), con le due grandi tele d'altare per la chiesa di S. Maria dell'Anima a Roma, oltreché, ovviamente, con la versione gemella, sviluppata sul formato grande, con la figura intera del santo inserita in un vasto paesaggio, in collezione privata: tutte opere databili tra il 1614 e il 1620. Il nostro dipinto potrebbe essere identificato con quello descritto in un elenco anonimo del XVIII secolo tra le opere affidate per la vendita da parte della famiglia Gregori di Foligno assieme ad un'altra versione di misura maggiore ad una delle mostre che si tenevano periodicamente presso la chiesa romana di S. Salvatore in Lauro. La tela documenta l'originale posizionamento del Saraceni all'interno del fervido contesto romano dei primi due decenni del Seicento, forte di un linguaggio personale nel quale, però, risulta ben chiara la consapevolezza degli esiti, al di là di Caravaggio, dei colleghi Orazio Borgianni, Jusepe Ribera, Orazio Gentileschi e dei veronesi Marcantonio Bassetti e Alessandro Turchi, oltre al retaggio, ancor vivo sebbene ormai sotto traccia, della sua formazione veneta.